Chi non ricorda l'euforia che, da bambini, ci rapiva subito prima dello spettacolo al circo? Entrati nel tendone, una luce soffusa e un pubblico folto faceva assaporare la magia di un momento unico, che sarebbe rimasto per sempre nei gangli più profondi della nostra mente e della nostra anima. Un attimo solo di buio, per poi partire con le performance di clown, giocolieri e tanti altri artisti, intrepidi protagonisti di una scena che esiste solo in virtù del divertimento altrui. Questa è un po' la sensazione che ha catturato il folto pubblico accorso, martedì 3 maggio, ad assistere a “Le grand cabaret Deluxe” della casa di produzione Tedavi '98, una performance circense-teatral-musicale che ha confermato le aspettative di tutti. Un accompagnamento di fisarmonica sancisce l'inizio dello spettacolo, concepito come un intrattenimento stile “Cafè Concerto”, e introduce i personaggi, che via via si susseguono copiosi sul palco. Il presentatore John Splendor (interpretato da Salvatore Frasca) si palesa in tutta la sua straordinaria bravura, con movenze che ricordano tanto la morbidezza di Fred Astaire, la vulcanicità del miglior Totò e la simpatia di Marcello Moretti, indimenticabile Arlecchino per Giorgio Strehler. Tra movimenti molleggiati al limite del possibile e numeri di giocoleria al cardiopalma, Frasca e il fisarmonicista Alberto Becucci intrattengono la platea, interrotti solo dai numerosi numeri canori dei vari artisti che si susseguono in questa insolita serata. Ammuffite macchiette della peggior specie, tutte interpretate dal grande Alessandro Riccio, che fa del trasformismo la carta vincente dello spettacolo, riuscendo a impersonare un'infinità di personaggi diversi, fino ad arrivare all'apice della comicità con il nonno di Alberto (obbligato a entrare in sala per convincere il nipote a spostare la macchina per evitare una multa), che si perde in un duetto intonando il Tango delle capinere di Bixio e Cherubini con tanto di accompagnamento musicale, riuscendo a farsi seguire da tutta la platea, che canta la canzone tra risate e sorrisi a 32 denti. Non è difficile dare un giudizio di questa pièce, che ha fatto riscoprire a tutto il pubblico il piacere di una risata semplice, atavica, libera da qualsiasi ambiguità. Chi, uscendo, ha varcato la soglia del Magnolfi, l'ha fatto con il sorriso sulle labbra, e questo lo dobbiamo al trio Riccio-Becucci-Frasca, protagonisti di una serata di comicità vecchio stile. Inutile sottolineare la grande bravura tecnica dei tre, a cui si deve riconoscere un livello qualitativo molto alto nei vari ambiti di appartenenza; ma quello che ha colpito gli astanti del teatro di via Gobetti, mai così numerosi, è stata la loro capacità di farci assaporare sentimenti quasi dimenticati, fanciulleschi. Grazie!
Elia Frosini