Nuove declinazioni per la famiglia moderna. Con “Indagine d’amore”, spettacolo che chiude la rassegna di Nuova Scena Toscana al Teatro Magnolfi, la Compagnia Teatri d’Imbarco torna a riflettere sugli effetti delle trasformazioni socio-culturali di un mondo in continua evoluzione. La commedia scritta e diretta da Nicola Zavagli rappresenta il terzo capitolo di una trilogia di cui fanno parte “L’armadio di famiglia” e “Un matrimonio quasi felice”. Zavagli è bravo nel tenere assieme i fili di realtà diverse e assieme estremamente problematiche. Il suo sguardo abbraccia assieme le questioni legate alle sfide della società contemporanea: l’immigrazione, lo sfruttamento degli “ultimi”, la disgregazione familiare. Ed è proprio una famiglia toscana “quasi regolare” ad essere il fulcro attorno al quale ruotano le vicende degli altri nuclei. A tenere insieme tutti i fili della commedia è la brillante interpretazione di Beatrice Visibelli, psicoterapeuta separata dal marito, colta e (in apparenza) di ampie vedute, impegnata nella risoluzione dei conflitti sociali legati alla difficile integrazione di chi arriva in Italia da un altro paese. La sua è una mente aperta, allenata a gestire storie e situazioni spesso oltre il limite. Ma la paura mangia l’anima, e così basta che sua figlia si innamori di un ragazzo bulgaro, clandestino in Italia, per far vacillare le sue convinzioni di dottoressa e di madre. Ambiente di questi incontri è la periferia urbana, degradata e senza fine, nel cui sottobosco, nascosto e inaccessibile, esistono realtà contrarie a qualsiasi idea di vivibilità e realizzazione personale. “Indagine d’amore” mette lucidamente in scena queste situazioni: emergono le difficoltà per entrare a far parte a pieno titolo della società, vengono smascherate le contraddizioni burocratiche e sociali vissute da chi, venuto da lontano, voglia davvero lavorare, mettere su famiglia, condurre una vita normale. Senza troppa concettualità e con l’immediatezza della commedia, questo conflitto è sentito dall’intera platea: merito anche di una compagnia di attori, forse non ineccepibile nell’adagiarsi spesso e volentieri nell’effetto “vernacolo”, ma affiatata e attenta nell’interpretare le sfumature dei personaggi. “Indagine d’amore” è una commedia a due facce: tanto scoppiettante e ricco di gustose e divertenti situazioni il primo tempo, quanto riflessivo e dimesso il secondo. È proprio nella ripresa che lo stile disinvolto e ironico lascia il posto alla lucida e puntuale dialettica delle opinioni, allo scontro generazionale, al confronto consapevole con la realtà. Lo sguardo di Zavagli è impietoso verso il nostro paese: la realizzazione di un ambiente multiculturale pare essere ancora molto lontana. Il finale è un doppio binario che corre verso l’incognita del futuro, in ogni caso un domani senza speranza per un’Italietta provinciale e piccolo-borghese, fra i sogni infranti in un bosco di Coltano e una fuga d’amore improvvisata e assieme necessaria verso Santiago del Cile.
Filippo Bardazzi