Sicuramente chi si aspettava uno spettacolo canonico sarà rimasto profondamente deluso. Unità vo' cercando della Compagnia “Binario di Scambio” dei Ragazzi del Pro.Ge.A.S dell'Università di Prato, al Magnolfi venerdì 11 marzo, infrange a testa bassa la quarta parete per regalarci una pièce che si presenta come un percorso tematico nei diversi spazi del teatro di via Gobetti. Il pubblico è guidato attraverso vari happening che compongono il complesso scheletro strutturale dell'intera rappresentazione: Nella prima stanza si trova un'installazione in cui una bandiera tricolore gira vorticosamente in un guazzabuglio di movimenti, mossa da alcuni ventilatori che le donano una frenesia incontrollabile quanto piacevole; appena i ventilatori si spengono, appare il personaggio di un calciatore che, in tenuta rigorosamente azzurra, canta, mano sul cuore, “L'Armata Brancaleone”. Coinvolti da questa parentesi sicuramente satirica, gli astanti vengono poi portati davanti a un coppia famosa della storia dell'arte: i due giovani del “Bacio” di Hayez (quadro dalla valenza risorgimentale molto forte), che per la serata vestono panni piuttosto insoliti; attingendo da un film di Bunuel , la ragazza porta nella mano coperta un pugnale, con cui ha inferto un colpo all'innamorato, si crede per incomprensioni politiche. Ancora stordito da questa immagine, il pubblico può passare ora alla sala vera e propria e godersi, seduto comodamente, alcuni personaggi, quasi macchiette create appositamente per la scena: tra loschi figuri che biascicano l'inno di Mameli, giovani donne che portano una carrozzina e giullari con la bandiera tricolore, appare, per la gioia di molti, un giovane Giuseppe Verdi, che si profila come l'unico personaggio storico della serata. Ultimo momento dello spettacolo, un giovane operaio (lo si riconosce dalla tuta blu) imbraccia una bicicletta e, con tanto di ali appese sulla schiena, se ne va, canticchiando “Come un cammello in una grondaia” di Franco Battiato (canzone che viene proposta anche in altre parti della pièce), per poi tornare solo per i meritati applausi finali della folla, che pare aver gradito questo spettacolo così particolare. La pièce si muove attraverso citazioni illustri, attingendo copiosamente da vari ambiti, e propone spunti interessanti, veicolando emozioni reali, riflessioni mai banali e anche una sfumatura trash che non stona nel contesto: effettivamente pare che i giovani della Compagnia Universitaria abbiano strutturato un progetto veramente pregevole, anche grazie all'aiuto di Alessio Pizzech, che segue la grande creatività di questi ragazzi. Molti lati positivi, che non eclissano alcune imperfezioni che è impossibile non imputar loro: la tecnica lascia spesso a desiderare e alcuni passi potevano essere approfonditi meglio, visto il potenziale veramente straordinario di questo lavoro, che non è riuscito sempre a trovare l'omogeneità necessaria per non apparire poco fluido. Alla fine dei conti, comunque, credo proprio che la platea abbia varcato l'uscita del Magnolfi con un sapore gradevole in bocca.
Elia Frosini