Un viaggio sulle ali della musica con le note del “Duo Eumusìa”. Un’esperienza sospesa tra Francia e Sud America è quella fatta rivivere dal programma preparato da Tatiana Fedi (al flauto) e Simona Bertini (all’arpa) per il penultimo appuntamento della stagione del “Teatrino delle Briciole”, ospitato per l’occasione sul palcoscenico del Teatro Magnolfi di Prato all’interno del cartellone di “Nuova Scena Toscana”. Per un’ora e mezzo le sonorità di arpa e flauto traverso si sono intrecciate in questo viaggio, regalando armonie magiche e insolite. Curatissime le atmosfere e i dettagli, oltre ai costumi delle due interpreti sulla scena. La prima parte della serata, dedicata ai compositori francesi di fine Ottocento, è stata aperta dall’esecuzione di “Algues” dell’arpista contemporaneo Bernard Andres, la cui opera è da sempre influenzata dal lavoro dei maestri del passato. Poi subito un fuori programma: la celebre “Meditation” da “Thaïs” di Jules Massenet, eseguita con trasporto e fedele interpretazione dello spirito dell’opera. Una rara pagina tratta da un incompiuto di Claude Debussy, la “Sirinx per flauto solo”, ha emozionato la platea, mostrando l’ampia gamma di suoni e timbri dello strumento. Dopo “Berceuse” di un altro compositore di fine Ottocento, Gabriel Fauré, Tatiana Fedi e Simona Bertini hanno deciso di dedicare una duplice esecuzione all’opera più celebre di uno degli artisti più creativi del XIX secolo: “Carmen” di Georges Bizet. La canzone popolare spagnola “Habanera”, uno dei brani più conosciuti dell’intero panorama classico, ha rappresentato il momento di massima vicinanza all’interno del programma di sala fra la grande eredità europea e la realtà, curiosa e variegata, della musica sudamericana. Un trait d’union amplificato dalla successiva interpretazione dell’intermezzo fra il secondo e il terzo atto della stessa “Carmen”. A chiudere la prima parte, infine, “Entr’acte” di Jacques Ibert. Un brano per arpa sola, la “Chanson dans la nuit” di Carlos Salzedo ha aperto il programma rivolto ai suoni del Sud America. Un pezzo originalissimo che sfrutta l’intera gamma timbrica dell’arpa e anche le sue parti costitutive per creare armonie lontane dalla scrittura ordinaria. Una “Milonga”, brano tradizionale, ha aperto l’ultima parte del concerto, dedicata a due autori argentini: Luis Rizzo, con “Tristesse (La piezita del fondo)” e, soprattutto, Astor Piazzolla. Tre i brani scritti dal maestro (che ha a lungo scritto colonne sonore per il cinema, prima di collaborare in Italia con numerosi artisti) eseguiti dal “Duo Eumusìa”. “Tanti anni prima (Ave Maria)”, tratto dalla colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio, ha introdotto uno dei pezzi più belli di Piazzolla, “Oblivion” e il finale “La fortezza dei grandi perché”, un classico reso celebre dalla interpretazione di Milva. Il viaggio tra Francia e Sud America non poteva non concludersi con un bis dedicato ancora a Piazzolla, con l’esecuzione di “Libertango”, melodia struggente e insieme sensuale, perfetta sintesi dello spirito di questo “pensiero triste che si balla”.
Filippo Bardazzi