Spettacolo
26 e 27 ottobre 2013 | feriale ore 21.00, festivo ore 16.00 | Teatro Metastasio
Omaggio a MASSIMO CASTRI
LA CANTATRICE CALVA
di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo
regia MASSIMO CASTRI
in collaborazione con MARCO PLINI
scene e costumi Claudia Calvaresi
progetto luci Roberto Innocenti
musiche Arturo Annecchino
assistente alla regia Thea Dellavalle
personaggi e interpreti:
signor Smith Mauro Malinverno
signora Smith Valentina Banci
signor Martin Fabio Mascagni
signora Martin Elisa Cecilia Langone
Mary, la cameriera Sara Zanobbio
il capitano dei pompieri Francesco Borchi
produzione TEATRO METASTASIO STABILE DELLA TOSCANA - RIPRESA
Eugène Ionesco è, con Samuel Beckett, il rappresentante più famoso di quella corrente teatrale contemporanea definita 'teatro dell’assurdo' che porta in scena i nodi esistenziali dell’uomo moderno: incomunicabilità, falsità di rapporti, routine, difficoltà a dare un senso all’esistenza.
Nel 1950 mette in scena La cantatrice calva, una commedia in cui Ionesco si presenta come autore d’avanguardia, deciso a voltare le spalle al teatro canonico e sfuggire al realismo e alla psicologia.
I protagonisti sono due anonime coppie inglesi - gli Smith e i Martin - rappresentati come gli archetipi della borghesia; parlano ma non comunicano, limitandosi a uno scambio di frasi banali e convenzionali, non pensano perché hanno perso la capacità di pensare, non esprimono emozioni e passioni, né le comunicano agli spettatori. Sono prigionieri del conformismo, simili ad automi viventi, senza alcuna sostanza psicologica. Il risultato è una situazione paradossale, comico-grottesca in cui i protagonisti dialogano sul nulla.
È interessante seguire la genesi di questo lavoro. Ionesco aveva deciso di imparare l’inglese; leggendo un manuale di conversazione rimase colpito dall’involontaria comicità dei dialoghi, rendendosi conto di avere davanti un testo quasi pronto, facilmente adattabile in chiave umoristica. La bizzarria del titolo suggerisce chissà quali significati simbolici; niente di tutto questo, fu solo il risultato del lapsus di un attore durante le prove.
L’enigmatica cantatrice calva che ha dato il titolo all’opera, disperatamente assente, costituisce una manifestazione supplementare dell’incoerenza; non facendo mai apparire la cantatrice calva, Ionesco parodia una tecnica destinata a creare il mistero attorno ad un personaggio che svolge tuttavia un ruolo importante nell’azione, anche se non svolge alcun ruolo.