Spettacolo

2 febbraio 2014 | ore 21.00 | Circolo La Libertà, Viaccia

TAPPA

di Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini, Giulia Zacchini
con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini

produzione GLI OMINI
con il sostegno della Regione Toscana

Dobbiamo impadronirci del territorio, dopo averlo percorso in lungo e in largo, per arrivare da qui a lì, destra e sinistra... ma a volte uno si sposta e non sa nemmeno da dove a dove si sta spostando… io allora ho deciso di fare il giro. Di percorrere, di camminare, sul perimetro di Scandicci. Penso di essere stato il primo. Ho diviso la cartina in settori, 12 nodi. Che poi son diventate 13 tappe. Non so ancora come chiamarli. Penso tappe. Tappa.
Sbobinatura dell’Uomo del perimetro, Scandicci (FI), aprile 2012


Tappa.
Uno spettacolo sciolto.
Unico, nel senso più oggettivo del termine. Tappa vive una volta sola, per restituire ad ogni luogo tutto quello che contiene. Personaggi, storie, gesta, stati d’animo, orgoglio e disperazioni.
Gli Omini si fermano in un paese, in un quartiere, in un sobborgo di città, ci vivono. Ci stanno tot giorni, dipende da quanto li tengono. Quel tempo servirà per incontrare persone, ascoltarle, scegliere storie, scrivere lo spettacolo con le loro parole e metterlo in scena, sperando di averli tutti davanti.
Tappa nasce lì per lì, non ha schemi preconfezionati, canovacci o sovrastrutture. Nei giorni d’indagine Gli Omini intervistano, ascoltano, stanno a guardare e sentire quante più persone possibile senza distinzione tra vecchi e bambini o tra matti di paese e autorità. Chiedono di tutto, non tralasciano nulla. L’ obiettivo finale non è prestabilito, ma da trovarsi diverso ogni volta, o da farlo emergere da solo, da quella centrifuga di vita quotidiana e ritratti bizzarri che si accalca sul palco, in un montaggio tutto Omino che sviscera la realtà e la condizione umana, senza scomodare intellettualismi o filosofie, solo giustapponendo istantanee di vita reale, in cui lo spettatore riconosce a volte se stesso, a volte il vicino di poltrona, altre il figlio squinternato della fioraia, comunque qualcosa di vagamente o profondamente familiare. Qualcosa che accanto al resto fa porre una domanda in più, spesso una domanda che esce fuori dal suo guscio di paese per avvicinarsi all’assoluto, all’universale, all’uomo in generale.
Ma ogni luogo deve potersi guardare in faccia e farsi domande nella lingua che ha, rispondersi grazie a ciò che conosce. Ogni luogo richiede una Tappa tutta sua.
A ciascuno la Tappa che merita.

Bisogna credere in qualcosa, e poi mettere tutto insieme. Mangiare, lavorare, andare, andare nel discorso, mettersi in testa di far qualcosa. E si arriva come sono arrivato io. Cominciare poco a poco. Senza dire di no. Essere a disposizione. Per poi arrivare alle previsioni del tempo o i terremoti o la pronospera o tante cose… è difficile da spiegare ma si può comprendere. Se uno s’impegna.
Sbobinatura del Metereologo-Campanaro, Calamandrana (AT), luglio 2011

TAPPA