Nuova Scena Toscana
27 FEBBRAIO 2011 | Ore 21.00 | TEATRO MAGNOLFI
ZOO
dall’omonimo romanzo di Isabella Santacroce
adattamento teatrale di Giovanni Franci
light designer Nuccio Marino
elaborazione sonora Saverio Damiani
costumes designers Micol Joanka Medda e Caterina Bottai
regia Alessia Innocenti e Corrado Russo
con Alessia Innocenti
tecnici in allestimento Cristiano Caria e Filippo Bigagli
assistente in allestimento Arianna Terzoni
laboratorio di creazione Il Funaro (Pistoia)
spazio per allestimento Teatro Studio Scandicci – Scandicci Cultura
suggestioni vocali Gabriella Bartolomei
trainer naturopata e ayurveda Vanessa Ciotoli
sartoria Monaco (Agliana)
foto di scena Ilaria Costanzo
produzione Centro culturale mobilità delle arti
con il sostegno della Fondazione Teatro V.E. di Noto
"La Santacroce è una prosatrice di altissima qualità, ipnotica, incantatoria, e sotto tutti gli aspetti stupefacente". Così Cesare Garboli definisce Isabella Santacroce, la voce più estrema e visionaria del panorama letterario italiano. Zoo è il suo primo romanzo classico, ispirato ad una storia vera, combina magistralmente l’orrore e i sentimenti, la purezza e l’incesto, la passione angelica e la perversione, e dà vita a personaggi da tragedia greca che rimangono sbarrati e incattiviti nelle loro gabbie metaforiche, da cui cercheranno disperatamente di fuggire passando per l’inferno e la morte.
Perversione, incesto, sesso e orrore. Sono le belve che popolano Zoo. Tratto da una storia vera, il romanzo di Isabella Santacroce mostra il lato oscuro anche dei migliori sentimenti.
Un lager dell’anima, un ring dei sentimenti, uno spazio esclusivo, domestico. Lo zoo in questione è il regno famigliare in cui germina in cattività il seme della violenza, quello del sesso e dell’amore. Una gabbia che separa dal mondo una giovane figlia, Lei, che riceve la sua educazione sentimentale attraverso l’alfabeto del dolore, del ricatto, dell’abuso. Innamorata di un padre che sceglie di difendere dal cinismo del mondo e dalle umiliazioni di sua moglie. Stordita dall’egoismo di sua madre, una donna piena di chiasso. Lei confonde, non sa cosa sia la parola amore, la sconvolge con la violenza. Così, quando le sarà chiesto di amare, Lei lo farà, ma nel modo in cui le è stato insegnato. Condannata all’immobilità, fisica e morale, I ricordi, vomitati dal buio della scena, diventano note di una partitura acida, parole di una vecchia canzone d’amore, colpi rock, virtuosi assoli di violini. Lei ci accompagna per mano, attraverso la sua favola nera, in un mondo che è nascosto dentro ognuno di noi, costretta a ricordare ciò che noi abbiamo fatto di tutto per dimenticare. I tabù della famiglia moderna cadono uno ad uno, lasciandoci guardare in faccia la sostanza di cui è fatta la nostra pietà.
Giovanni Franci, Alessia Innocenti, Corrado Russo