Mostra
21 febbraio/24 marzo 2013 | Foyer del Teatro Metastasio
V come VANNUCCHI A come ATTORE
L'eleganza del gesto e della parola
Mostra di foto di scena e di cronaca, locandine e video
"Per me maturare significa, purtroppo, diventare più cinici, rassegnati, perdere la molla del credere, dell’idealismo. Insomma la maturità la sento come lo spegnersi degli entusiasmi. Una tappa della vita, cioè, che rende tutto più incerto. Ci si accorge ora che la gioventù è anche una fonte di 'energia' spirituale. Per fortuna nell’animo di ogni attore resta una zona di infanzia che gli consente di sentirsi giovane nonostante il tempo che passa inesorabilmente. Non a caso in quasi tutte le lingue il verbo recitare viene tradotto con il verbo giocare".
Oggi Illustrato 11-12-1974
Luigi Vannucchi, attore molto amato e popolare negli anni ’60 e ’70, nasce a Caltanissetta il 25 novembre 1930, ma non vivrà mai in Sicilia. Cresce fra Roma e Modena dove frequenta brillantemente il liceo classico e si interessa di letteratura e di poesia, diplomandosi a diciassette anni. Decide di proseguire i suoi studi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica contro il parere dei genitori, frequentando contemporaneamente la facoltà di Filosofia senza conseguirne la laurea. Diplomatosi nel 1952 al corso attori, lascia il corso regia a cui era stato ammesso, e entra a far parte della compagnia Gassman–Squarzina, debuttando nel ruolo di Laerte. Nello stesso anno conosce Franca Cuoghi che sposerà qualche anno dopo e da cui avrà due figli, Luca e Sabina.
Dopo circa trent’anni di attività nel mondo dello spettacolo, con il suo alto contributo di attore intellettuale, muore suicida a Roma il 30 agosto del 1978.
Il piccolo fondo che l’attore ha creato nel corso della sua attività professionale, è stato riordinato e inventariato ed è stato dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio il 7 maggio 2008, e nel 2009 è stata realizzata a Roma alla Casa dei Teatri la Mostra 'V come Vannucchi A come Attore, l’eleganza del gesto e della parola', di cui si avrà occasione di vedere una cernita dal 21 febbraio al 24 marzo nel foyer del Teatro Metastasio di Prato.
Nei pannelli esposti saranno riconoscibili le varie sezioni: il Teatro caratterizzato dal colore rosso, LA PASSIONE, gli anni dell’Accademia, l’amore per la parola pronunciata, la parola resa sonora, la parola che esplode […], come lui amava dire, ricordando il suo maestro Orazio Costa; Il Vizio Assurdo, spettacolo della Compagnia GLI ASSOCIATI con la quale lavora a spettacoli di grande successo, tra i quali: Otello, Strano Interludio, Inferni e dove trova, per alcuni anni, una dimensione artistica ideale, poiché vengono privilegiate le scelte culturali e non la logica economica, in sintonia con le sue aspirazioni di quel periodo.
Segue il blu de L’AMORE E L’ODIO nei confronti della televisione, mezzo che gli ha regalato popolarità, ma lo ha tenuto lontano dal cinema che a quel tempo accoglieva malvolentieri attori provenienti dal piccolo schermo, con i pannelli dedicati a Sandro Bolchi (con cui ha interpretato fra gli altri Don Rodrigo ne I Promessi sposi, il Barone di Santafusca ne Il cappello del prete) e Daniele D’Anza (Non cantare, spara, Giocando a golf una mattina) due fra i registi con cui ha più lavorato.
Inizialmente il volto regolare, attraente, ombroso, sembra destinarlo a personaggi negativi, addirittura spregevoli. Vannucchi, che aspira ad essere un attore poliedrico, non accetta sempre di buon grado i ruoli da 'cattivo' che spesso gli vengono affidati, tanto da partecipare alla prima commedia musicale della Rai, e poi ad A come Andromeda, in cui il Dottor Fleming è finalmente un personaggio sensibile e alle volte disarmato.
Nei pannelli verdi de IL DESIDERIO si descrive il suo rapporto con il cinema, dove Vannucchi avrebbe voluto inserirsi in maniera più significativa, ma ebbe poche occasioni, e non tutte gratificanti, pur lavorando con importanti registi quali Losey, Kalatozov e Rossellini, con i pannelli dedicati ai film Anno uno e La tenda rossa.
A chiudere alcune fotografie, relative alle varie interpretazioni.
“Il desiderio di condividere il materiale raccolto da mio padre nel corso della sua vita mi ha accompagnato dal giorno in cui ha deciso di andarsene, stimolato dal lavoro svolto per le due tesi di laurea a lui dedicate, discusse la prima al Dams di Bologna da Pasquale Lanzillotti e la seconda all’Università di Catania da Sara Ridolfo, anche per la curiosità e la passione che destava nelle nuove generazioni, nate dopo la sua morte. È stato solo dopo la seconda tesi, però, che ho potuto dedicarmi all’Archivio e alla sua pagina ufficiale su Facebook, grazie al tempo che ha permesso al dolore di quietarsi. Diventata più grande di lui, è come se fosse stato sdoganato il mio diritto ad occuparmene, pagando finalmente il debito che ho sempre sentito di avere con l’attore e con il padre.”
Sabina Vannucchi
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Ingresso libero
La mostra è visitabile negli orari di apertura del foyer del teatro: dal martedì al sabato 9.30-12.30 e 16.00-19.00 e negli orari di spettacolo.
